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Roberto Baggio

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Interissimo
view post Posted on 26/10/2009, 18:46




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CITAZIONE
Roberto Baggio (Caldogno, 18 febbraio 1967) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Occupa la 16ª posizione (primo italiano) nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da World Soccer ed è stato inserito da Pelè nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi divulgata il 4 marzo 2004. Pur non avendo mai vinto la classifica dei marcatori, è il quinto realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 205 gol, preceduto da Piola, Nordahl, Meazza e Altafini. In Nazionale conta 56 presenze e 27 gol, che lo collocano al quarto posto tra i realizzatori in maglia azzurra. In totale tra club e Nazionale ha giocato 700 partite ufficiali segnando 318 gol.

È inoltre l'unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei Campionati del mondo (1990, 1994 e 1998).

Vincitore di pochi trofei con le squadre di club con le quali ha militato in Serie A, a livello individuale ha conseguito numerosi riconoscimenti, aggiudicandosi tra l'altro il Pallone d'oro 1993, anno in cui è stato eletto anche FIFA World Player da una giuria composta dai commissari tecnici e dai capitani delle Nazionali di tutti i continenti.
Biografia:
Sesto di otto figli, nell'ordine Gianna, Walter, Carla, Giorgio, Anna Maria, Roberto, Nadia ed Eddy, e figlio di Fiorindo e Matilde, si sposa giovanissimo con la compagna di sempre, Andreina, da cui ha tre figli: Valentina, nata il 2 dicembre 1990, Mattia, nato il 12 maggio 1994, e l'ultimo arrivato, Leonardo, nato il 3 marzo 2005. Uno dei fratelli di Roberto, Eddy, è anch'egli giocatore di calcio.

È uno dei 5 calciatori (gli altri sono Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin e Alessandro Orlando) ad avere vinto due scudetti consecutivi con due differenti squadre in Italia. È un devoto buddhista aderente alla Soka Gakkai, tanto che ha aperto una sala di riunione a Thiene: diventa praticante durante i suoi anni a Firenze grazie ad un amico. Anche per questo motivo è particolarmente amato in Estremo Oriente, specialmente in Giappone. Dopo aver lasciato l'Inter, nell'estate del 2000 ha ammesso che un'esperienza nel calcio giapponese gli sarebbe piaciuta, desiderio che non si è però concretizzato per la sua volontà di provare in ogni modo ad essere convocato al Mondiale del 2002, nonostante alcune squadre giapponesi abbiano tentato d'ingaggiarlo.
Caratteristiche tecniche:
Attaccante o trequartista dotato di una tecnica sopraffina, eccelleva soprattutto nel dribbling. Baggio era un giocatore astuto ed esplosivo, quasi inarrestabile quando partiva palla al piede. Specialista dei calci piazzati e in possesso di un innato fiuto per il gol, oltre che di un'ottima visione del campo e di un tiro potente e preciso.
Carriera:
Vicenza
Dopo aver iniziato nella squadra del suo paese, all'età di 13 anni si trasferì al Vicenza, a quel tempo in Serie C1. Si mise subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni 110 gol in 120 presenze. Tale risultato gli permise di debuttare in prima squadra il 5 giugno 1983 all'ultima giornata del campionato di C1. Nella stagione 1984-1985 mise a segno 12 gol in 29 partite, consentendo alla sua squadra la risalita in Serie B, ma in una delle ultime partite di campionato, contro il Rimini allenato da Arrigo Sacchi, subì un grave infortunio al ginocchio destro (compromessi legamento crociato anteriore, capsula, menisco e legamento collaterale), il primo e il più grave di una lunga serie, che lo costrinse ad un lunghissimo periodo di assenza dai campi di gioco.
Fiorentina
La Fiorentina, che lo aveva già ingaggiato prima dell'infortunio, avrebbe potuto recedere dal contratto, ma Piercesare Baretti decise di credere nel suo recupero. Dopo due anni di calvario, esordì in Serie A il 21 settembre 1986 ed il suo primo gol nella massima divisione arrivò su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli di Maradona, che proprio in quel giorno festeggiava il primo scudetto della sua storia (la partita finì 1-1).

Nella stagione successiva si presentò a San Siro segnando alla seconda giornata in Milan-Fiorentina 0-2. Negli anni seguenti fu protagonista di primo piano nel panorama calcistico italiano; la Fiorentina navigava nelle zone medio-alte della classifica e raggiunse una finale di Coppa UEFA nel 1990, persa poi contro la Juventus. Alla fine dell'anno ricevette il "Trofeo Bravo", premio assegnato dalla rivista Guerin Sportivo al miglior giovane Under-23 partecipante alle coppe europee, unico ma importante riconoscimento personale vinto con la Fiorentina.

Nel 1988 venne convocato per la prima volta in Nazionale, in occasione del match del 16 novembre contro l'Olanda, nella gara amichevole organizzata in ricorrenza del 90º anniversario dell'istituzione della FIGC. In azzurro segnerà complessivamente 27 gol in 56 partite.

Rimase a Firenze fino al 18 maggio 1990, quando venne acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 25 miliardi di lire. La tifoseria viola, consapevole di perdere il proprio simbolo, scese in piazza protestando contro la dirigenza ed il presidente Pontello.

I disordini causaraono anche diversi feriti ed arrivarono fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali e al giocatore stesso, che arrivò a ricevere sputi da alcuni esagitati.

L'allora procuratore Antonio Caliendo ha in seguito narrato un fatto singolare a riguardo: «Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch'io».

Baggio restò per sempre legato a Firenze ed ai colori viola, suscitando non pochi malumori tra i suoi nuovi tifosi. Oltre all'episodio della sciarpa, rimase celebre il rifiuto di calciare un rigore durante un Fiorentina-Juventus (1-0) dell'aprile 1991, andando poi a salutare i suoi ex tifosi raccogliendo una sciarpa viola che gli era stata lanciata dagli spalti, in un'atmosfera surreale di applausi e fischi.
Juventus
Dopo i mondiali italiani, iniziò la sua storia con la Juventus, che durerà cinque anni (78 i gol segnati in campionato con la maglia bianconera). Furono gli anni della consacrazione a livello mondiale, che lo videro vincitore con i colori bianconeri di uno scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa.

Il primo anno con la Juventus di Gigi Maifredi non fu però dei più felici e la stampa lo accusò di essere incostante e di non saper essere un leader per la squadra. A fine campionato la Juve restò fuori dalle posizioni UEFA. Vennero coniate per lui definizioni, come "un grande mezzo giocatore" e "bello ma inutile", in riferimento ai tanti gol bellissimi che segnava, ma, almeno nei primi anni di carriera, non nei momenti in cui sarebbero serviti.[senza fonte]

L'anno successivo sulla panchina della Juve torna Trapattoni ed ai suoi ordini maturò e prese per mano la squadra fino a diventarne capitano dalla stagione 1992-1993. Riuscì così ad entrare nel cuore dei tifosi juventini a suon di gol e grandi giocate, nonostante quelli fossero anni avari di successi per la Vecchia Signora.

In quel periodo infatti imperversa il Milan di Capello ma, nonostante questo, si tolse in Europa le soddisfazioni che non riuscì ad ottenere in campionato e nella stagione 1992-1993 segnò 21 gol in campionato e trascinò la Juventus alla conquista della Coppa UEFA.

Memorabili le perle regalate ai tifosi bianconeri in semifinale contro il Paris Saint Germain e in finale al Borussia Dortmund, battuto all'andata in Germania per 3-1[9] ed a Torino per 3-0. Tra semifinali e finali realizzò 5 gol e la strepitosa annata gli vale il Pallone d'Oro ed il Premio FIFA World Player.

L'anno successivo la Juventus inseguì ancora il successo in Europa, visto il solito dominio del Milan in campionato, ma venne eliminata ai quarti di finale di Coppa UEFA dal Cagliari e chiuse seconda in Campionato, nella stagione che precedeva i Mondiali americani.
Scudetto con Juventus e Milan, la crisi e la rinascita a Bologna [modifica]

Dopo il mondiale americano la stagione sembrò iniziare nel migliore dei modi, con un buono stato di forma e diversi gol. Il 27 novembre 1994 nella partita Padova-Juventus (1-2), segnò uno splendido gol ma poi si infortunò al ginocchio destro.

La società decise di non farlo sottoporre ad una operazione e rientrò in campo dopo quasi cinque mesi, segnando comunque gol decisivi per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia. Il periodo di assenza dal terreno di gioco favorì l'esplosione del giovane Alessandro Del Piero, sul quale la dirigenza bianconera scelse di puntare, e venne ceduto al Milan (sebbene la società volesse cederlo all'Inter) nell'estate del 1995, nonostante il parere contrario dei tifosi[10].

Con il Milan, allenato quell'anno da Fabio Capello, vinse subito lo scudetto, il secondo consecutivo per lui, tuttavia, le discussioni sul suo vero ruolo (punta, mezzapunta, rifinitore) e sulla compatibilità con Dejan Savićević si sprecarono, nonostante mostrasse invece un'ottima intesa sia con il montenegrino che con George Weah.

Parte titolare in quasi tutte le partite ed assume anche il ruolo di primo rigorista della squadra, ma viene puntualmente sostituito dal tecnico di Pieris, che non lo riteneva in grado di giocare per tutti e 90 i minuti.

Non venne convocato da Sacchi per gli Europei del 1996, poi finiti in maniera infausta per la squadra italiana.

Nella stagione successiva sulla panchina del Milan arrivò l'allenatore uruguagio Oscar Washington Tabárez, che subito dichiarò di voler puntare su di lui e sull'asso africano George Weah per l'attacco della squadra. Partì infatti titolare nelle prime partite stagionali, esordendo anche in UEFA Champions League nel match casalingo contro il Porto, ma la crisi di risultati della squadra lo relegò in panchina, a favore di Marco Simone.

Tabarez venne infine esonerato ed al suo posto la società chiamò l'ex tecnico Arrigo Sacchi, con il quale Baggio non era in buoni rapporti dopo il Mondiale americano; la situazione restò tesa tra i due: oltre a venir sostituito nel ruolo di rigorista da Demetrio Albertini, venne anche relegato nel ruolo di riserva del francese Christophe Dugarry.

In rossonero non trovò più spazio e, sebbene nelle rare occasioni in cui viene impiegato riuscì a lasciare il segno non riuscì a far cambiare idea al tecnico. Tuttavia, il 30 aprile 1997 ritrovò la convocazione in Nazionale (non più guidata da Sacchi) segnando uno splendido gol nella partita giocata al San Paolo di Napoli contro la Polonia valida per le qualificazioni ai Mondiali 1998.

Nell'estate 1997 si presentò al raduno milanista con l'intenzione di restare, ma il rientrante Fabio Capello non mostrò alcuna fiducia in lui. La nuova gestione tecnica lo convinse così ad abbandonare il Milan.

Decise di ripartire con una nuova vita, dopo aver raggiunto un accordo di massima col Parma, vanificato all'ultimo momento dall'intercessione negativa dell'allenatore Carlo Ancelotti[11], pare per questioni tattiche: il tecnico di Reggiolo, appena affaciatosi alla Serie A, non era disposto a modificare il collaudato 4-4-2 per far posto a Baggio, per cui per il Divin Codino rimaneva soltanto un posto tra gli attaccanti, da contendersi con Enrico Chiesa e Hernan Crespo.

Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che avrebbero preso parte ai Mondiali francesi, scelse allora Bologna per la sua rinascita[12], tagliando anche il celebre "codino". A distanza di anni, Ancelotti si dichiarerà pentito di aver rinunciato al talento di Baggio; nella sua biografia del 2009 Preferisco la Coppa, Ancelotti infatti scrive: «Ho sbagliato ad essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova. A Parma pensavo ancora che il 4-4-2 fosse lo schema ideale per eccellenza, ma non era così. Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e, Baggio, eccome se lo prenderei. Avrei potuto gestire la situazione in maniera diversa».

Quella nel Bologna sarà la stagione del record di marcature per Baggio, con ben 22 gol segnati in 30 partite, tanto da meritarsi la fiducia del nuovo ct della nazionale Cesare Maldini e la convocazione per i Mondiali del 1998.

Anche in questa stagione si verificarono alcune incomprensioni con l'allenatore di turno, Renzo Ulivieri, tanto che lasciò il ritiro della squadra quando il tecnico gli comunicò che non avrebbe giocato dall'inizio nella partita con la Juventus.

Nella sua biografia, pubblicata poco prima dei mondiali del 2002, accusa Ulivieri di essere stato invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore.
Inter
In quella stessa estate, si trasferì all'Inter[14], fresca vincitrice della Coppa UEFA e grande favorita in tutte le competizioni, guidata da Gigi Simoni.

Fu una delle annate più controverse della squadra, tormentata da infortuni celebri (su tutti Ronaldo) e caratterizzata da numerosi cambi d'allenatore (dopo Simoni, arrivarono Lucescu, Hodgson e Castellini), che gli impedirono di esprimersi al meglio. Unica soddisfazione della stagione, la doppietta realizzata in Champions League il 25 novembre 1998 contro il Real Madrid campione in carica, nei minuti finali della gara[15].

Nella seconda stagione arriva Marcello Lippi, che lo utilizzò col contagocce, ma Baggio riuscì a sfruttare al meglio i pochi spezzoni di partita che gli furono concessi mettendo a segno gol importanti in Campionato ed in Coppa Italia. Polemizzò apertamente contro Lippi e smentì pubblicamente le voci infondate sui suoi presunti guai fisici, precisando che veniva spesso tenuto fuori per scelte personali dell'allenatore.

Nella partita con il Verona del 23 gennaio 2000, l'Inter perdeva 1-0 e Lippi, non avendo altri attaccanti a disposizione, si vide costretto a farlo entrare: di tutta risposta, regala l'assist per il pareggio e segna il gol del 2-1.

A fine stagione, scaduti i due anni di contratto, si congedò dall'Inter nel migliore dei modi e chiuse tutte le polemiche lasciando parlare il campo: con una doppietta nello spareggio contro il Parma del 23 maggio 2000, permise ai neroazzurri di accedere ai preliminari di Champions League.

La grande prestazione contro il Parma è considerata tra i capolavori della sua carriera, anche per le conseguenze connesse: aveva spiegato che sarebbe rimasto all'Inter soltanto nel caso di un addio di Marcello Lippi ma, dal canto suo, Moratti aveva spiegato che Lippi sarebbe rimasto solo in caso di qualificazione in Champions League quindi, segnando quella doppietta, di fatto segna la propria esclusione dalla squadra neroazzurra.

Nonostante i soliti sprazzi di classe, paga la poca continuità concessagli durante la stagione, ed il CT della Nazionale Dino Zoff, nonostante la solita mobilitazione popolare, lo lascia fuori dalla lista dei 22 convocati per gli Europei in Belgio e Olanda.
Brescia
Mancata la convocazione in nazionale, decide di ritornare in una squadra provinciale, trasferendosi al Brescia sotto la guida di Carlo Mazzone, di cui diviene il capitano. Rifiuta le offerte di grosse squadre come Arsenal e Real Madrid, ma l'intenzione di restare in Italia ha una motivazione ben specifica: partecipare ai Mondiali del 2002[16].

Durante la stagione 2000-2001 smentisce ancora una volta coloro che lo davano per finito e conduce la sua squadra ad una insperata qualificazione alla Coppa Intertoto, nella quale i lombardi riescono a raggiungere la finale, poi persa contro il Paris Saint-Germain, nonostante un suo gol su rigore nella gara di ritorno che consente di pareggiare ma non di passare il turno. Durante la stagione, nel girone di ritorno, il 1º aprile 2001 in Juventus-Brescia segna uno dei gol più belli: Pirlo lo lancia con un preciso passaggio da centrocampo e lui salta Van der Sar con un delizioso stop a seguire per poi insaccare a porta vuota, dopo un fuorigioco non segnalato dal guardialinee (con conseguenti polemiche), fissando il punteggio sul definitivo 1-1, risultato che allontanerà la Juventus dal vertice della classifica, guidata fino alla fine dalla Roma[17].

Anche all'estero gli addetti ai lavori notano il suo rendimento straordinario e, nonostante non partecipi con il proprio club alle coppe europee e non venga più convocato in nazionale da anni, viene inserito fra i 50 pretendenti per il Pallone d'oro 2001[18], giungendo venticinquesimo nella classifica finale, un risultato di rilievo per un giocatore privo della vetrina internazionale.

La stagione decisiva (2001-2002) inizia nel migliore dei modi ed addirittura si ritrova capocannoniere con 8 gol dopo 9 giornate. Segue però una prima lesione al ginocchio avvenuta a causa di un contrasto duro con Antonio Marasco del Venezia in campionato, si fa male anche con il Parma in Coppa Italia. Stavolta la diagnosi è tremenda: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro. Viene operato in Francia e, con una grandissima determinazione, riesce a rientrare in campo a 76 giorni dal giorno dell'infortunio (un record per il tipo d'infortunio subito), a tre giornate dalla fine del campionato. Nella partita del rientro, in casa della Fiorentina, segna un gol dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo, raddoppiando poco dopo, e le reti vengono accolte da calorosi applausi anche da parte della tifoseria Viola. Nella penultima di campionato riesce a salvare ancora una volta il Brescia dalla retrocessione con un gol decisivo contro il Bologna. La stagione si conclude con un bottino di undici gol segnati in dodici partite, ma tutto questo non basta per convincere il commissario tecnico della Nazionale Giovanni Trapattoni a convocarlo, che lo riteneva non completamente ristabilito dall'infortunio e non in forma ottimale[19].

Nelle due stagioni successive continua a giocare nel Brescia e, soprattutto con i suoi gol, fa raggiungere alla squadra la qualificazione per l'Intertoto, ed il 14 marzo 2004, durante il match contro il Parma, mette a segno il suo duecentesimo goal in Serie A[20] (a fine stagione raggiungerà quota 205), soglia raggiunta solo da quattro altri "mostri sacri" del campionato italiano: Silvio Piola, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza e José Altafini.

Quanto fosse determinante il suo apporto, sebbene a fine carriera, per il Brescia è dimostrato indirettamente da una semplice constatazione: gli anni di Baggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni) ed alla fine della stagione 2004-2005, successiva al suo ritiro, il Brescia retrocederà in Serie B.

Disputa l'ultima partita della sua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan-Brescia 4-2, ultima giornata della stagione 2003-2004. Alla sua uscita, cinque minuti prima dalla fine dell'incontro, viene abbracciato da Paolo Maldini e tutto lo stadio si alza in piedi per tributargli un lungo applauso[21].

Al termine della stagione, il Brescia in suo onore ritira la maglia numero 10, da lui indossata per quattro stagioni[22].
Statistiche
Per quanto riguarda i rigori, nella sua carriera ne ha realizzati 108 (10 nel Vicenza, 25 nella Fiorentina, 38 nella Juventus, 5 nel Milan, 11 nel Bologna, 1 nell'Inter, 11 nel Brescia e 7 in Nazionale) su 122 tirati, fallendone quindi solo 14, di cui 4 poi convertiti in rete dopo la respinta del portiere. Per quanto concerne i rigori extra-time, naturalmente esclusi da questa statistica, ne ha realizzati 3 su 4, sbagliando il famoso rigore della finale di USA '94.

Tornando alle reti in generale, l'avversaria più colpita nella sua carriera è stata l'Inter, colpita 17 volte (13 in Serie A, 4 in Coppa Italia). A livello di Nazionale, l'avversaria più colpita è stata la Bulgaria contro cui ha segnato 4 reti. Contro il Foggia vanta invece la miglior media gol segnati/partite giocate in Serie A, con 8 gol in 7 partite. Nella stagione 1992/93 in Serie A in Juventus-Udinese ha realizzato il record di reti realizzate in una partita, con una quadrupletta senza aiuto di rigori. Per quanto riguarda le partite consecutive suggellate da gol in Serie A, il palmares va alla stagione 2000/01 nel Brescia, quando Baggio, "andando in rete" consecutivamente dalla 24esima fino alla 29esima giornata inclusa, ha realizzato in quel lasso di tempo 8 delle 10 reti segnate in Serie A in quella stagione.

Su 6 presenze e 4 gol segnati in Champions League con l'Inter nella stagione 1998/99, 2 presenze e 1 gol si riferiscono al turno preliminare.

A livello di Nazionale è l'unico calciatore Italiano ad aver segnato in 3 edizioni della Coppa del Mondo e con 9 reti è l'Italiano ad aver segnato più reti in quella competizione a pari merito con Paolo Rossi e Christian Vieri.

Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, Baggio in carriera ha ricevuto 4 espulsioni, di cui 3 nella stagione 1988/89 nella Fiorentina (1 in Coppa Italia, 2 in Serie A) e una in Serie A nella stagione 1997/98 nel Bologna.

Sommando le cifre di presenze e gol in nazionale maggiore (56 presenze/27 gol) con quelle in competizioni professionistiche riservate ai club (643 presenze/291 gol), ha complessivamente totalizzato nella sua carriera 699 presenze e 318 gol(di cui 108 su rigore).

Competizioni: Club 643 presenze/291 gol di cui:

* Serie A 452 presenze/205 gol
* Spareggi per la UEFA 3 presenze/1 gol
* Spareggio per la Champions 1 presenza/2 gol
* Serie C1 36 presenze/13 gol
* Supercoppa Italiana 1 presenza/1 gol
* Coppa Italia 85 presenze/36 gol
* Coppa Italia Serie C 2 presenze/1 gol
* Champions League 11 presenze/5 gol (di cui 2 presenze/1 gol nel turno preliminare)
* Coppa UEFA 42 presenze/17 gol
* Coppa Intertoto 2 presenze/1 gol
* Coppa delle Coppe 8 presenze/9 gol

Nazionale 56 presenze/27 gol di cui:

* Mondiali 16 presenze/9 gol
* Qualificazioni Mondiali 10 presenze/6 gol
* Qualificazioni Europei 7 presenze/2 gol
* Amichevoli 23 presenze/10 gol

 
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